venerdì 28
febbraio 2014
ore 21.30


Titolo originale: De Fem Benspaend
Regia: JORGEN LETH E LARS VON TRIER
Interpreti: Jorgen Leth e Lars Von Trier
Durata: 90 minuti
Anno: 2003
Produzione: Danimarca
Audio: italiano


Lars von Trier incontra Jørgen Leth, suo amico e regista di vecchia data, e gli propone di girare cinque variazioni di un suo vecchio successo del passato, The Perfect Human: ogni variazione, però, dovrà sottostare a ferree regole imposte da von Trier stesso. Jørgen Leth accetta ed anche se durante la lavorazione mostra sgomento per la difficoltà crescente delle regole, affronta la prova e lavora con lo stile di un regista consumato. Due generazioni a confronto, due modi diversi di vedere il cinema e una riflessione profonda sul mestiere del regista.

 


Era il 1967 quando Jørgen Leth girò un corto di 12 minuti in bianco e nero intitolato The Perfect Human (Det perfekte menneske), in cui l’attore Claus Nissen si offre come cavia per gli esperimenti antropologici di Leth. Lars Von Trier ama questo corto alla follia, tanto da averlo visto più di venti volte; e al punto da volerla far pagare a Leth, suo amico, per averlo diretto lui. Nel 2000, Lars sfida Jørgen a realizzare un remake di quel film seguendo delle regole ferree: deve girare a Cuba, dove non è mai stato; non può usare inquadrature più lunghe di mezzo secondo; non deve usare set ricostruiti e soprattutto non deve porre domande: deve dare solo delle risposte. Leth accetta la sfida e la vince. Lars Von Trier allora gli getta una sfida ancora più grande, e poi un'altra e un'altra ancora…
Le cinque variazioni nasconde, sotto la veste del documentario, sia un omaggio che Lars von Trier vuol fare all'amico regista Jørgen Leth, sia una discussione profonda sul significato di cinema e dell'essere regista. Jørgen Leth, con la sua notevole carriera registica (40 film in 40 anni), rimane sempre distaccato e professionalmente impeccabile: affronta le regole impostegli con perfidia crescente dall'amico che cerca di metterlo in difficoltà. Per Lars Von Trier il cinema è un'esperienza talmente catartica, che ha bisogno di regole ferree per potersi autodisciplinare (quelle che si vedono nel film ricordano l’elenco del Dogma 95, una serie di regole da seguire create dallo stesso Von Trier). Leth affronta ogni film con grande professionalità ed un distacco che non è indifferenza, tutt’altro, poiché egli mette nei film ciò che gli piace, von Trier invece ciò che non gli piace, proprio per esorcizzarlo. Due visioni differenti ma confluenti di cinema, che trovano la massima espressione nelle varie discussioni che i due hanno nel corso del film. Discussioni che fanno pensare quasi ad una terapia psicanalitica filmica dove i due registi si “affrontano” nel modo che a loro è più vicino, e realizzando, davanti al pubblico che guarda il film, che ci sono tanti modi di fare cinema, dove ogni strada che viene intrapresa è diversa, nuova, e crea a sua volta, tante altre, diverse strade.