venerdì 14
febbraio 2014
ore 21.30


Titolo Originale: Living in Oblivion
Regia: Tom Di Cillo
Produzione: Usa
Interpreti: Steve Buscemi, Catherine Keener, Dermot Mulroney
Anno: 1995
Durata: 90 minuti
Audio ITA


Film sul mestiere del cinema. Come Fellini e Truffaut, De Cillo mette in scena il difficile compito di girare un film. Un regista indipendente e il suo nuovo difficile film, prodotto a basso costo, in un set improvvisato e alle prese con i problemi della sua sgangherata troupe. Una commedia agro-dolce che svela come quanta costruzione ed allo stesso tempo umanità coesistano in soli novanta minuti di buio in sala.

 

Nick Dinklage è un regista indipendente alle prese con il suo nuovo difficile film, prodotto ancor una volta a basso costo. Su un set improvvisato, naturalmente i problemi non mancano e Nick rischia di cedere psicologicamente dinanzi alle avversità. Ma, ad aiutarlo c'è la sua sgangherata troupe. C'è Lupo, il direttore della fotografia, con il suo inseparabile look di pelle nera; Wanda, la sua assistente, sempre fin troppo efficiente e con i nervi d'acciaio; Nicole, l'attrice protagonista, piena di talento ma sempre insicura e devastata dalla sua infelice storia d'amore e dalla sua rivalità sul set con Chad Palomino, l'interprete maschile. Riuscirà Nock a superare i problemi tecnici e le idiosincrasie di chi gli è intorno?
Affermato direttore della fotografia e spesso collaboratore di Jim Jarmush per film come Permanent Vacation, Stranger than Paradise e Coffee and Cigarettes, De Cillo esordisce al cinema nel 1991 con Johnny Suede, film “scanzonato e surreale”, vincitore di alcuni premi e che vede per la prima volta sullo schermo, con un ruolo da protagonista, la star Brad Pitt.
Particolarmente legato alle storie in cui ad essere scrutata è l’altra faccia della luna, come ad esempio il mondo patinato dello spettacolo e della moda (vedi il suo film Bionda naturale del 1997), De Cillo, outsider della macchina Hollywoodiana, come tale si muove, con piccoli film che con la loro leggerezza scardinano gli equilibri precari della vita. Gioca contemporaneamente con la realtà e la finzione, con il sogno e l’incubo, si cimenta poi con un altro genere cinematografico più “puro” (When you’re strange del 2009, documentario sui Doors che abbiamo già proposto in Cinergie_Musica). Come nelle vecchie compagnie teatrali, lavora, quando può sempre con gli stessi attori e lo fa anche in Si gira a Manhattan (Katleen Keener e Steve Buscemi), una commedia a tinte forti che gioca sul carattere primario del cinema: la sua ripetitività. Ripetitività delle stesse scene da girare, delle stessa battute da dire, dello stesso set da montare e della stessa regia da fare. Dove a ripetersi e a cambiare è la vita, quella vera, a stravolgersi e a tornare a volte nello stesso punto.