La piccola casa di luci e suoni è un luogo-spazio dove la notte le stanze non sono più basse, dove in attesa del giornale potresti
metterti a scrivere, dove, dunque, qualcosa è sparito ed esiste prima di ogni cognizione. Dove la tazza, il cerchio, la tenda, il palcoscenico, la sedia, la cornice, il chiodo, il ricordo della gente che entra e passa, tutto insiste come sensazioni provvisorie evidenti, incorporate ed esistenti nel luogo appropriato... sei già troppo sveglio e il dubbio ti assale continuo, puoi essere individuato, descritto.
Un gatto passa e ti ricorda il vicolo, guardi in alto e trovi una forma da ascoltare; la luna... dove i sassi sono inerti e sicuri di decantazione illimitata.
IN CON TRA ... chi è solo conosce la precisione, soltanto fra lo spazio delle parole lo spirito dell'intuizione che distacca i segni di significati: forse l'Arte.
Da queste tracce, fatte di evocazioni, di visioni intellettuali, di necessità, di mancanze, di ritrovamenti, emerse il bisogno di relazioni vere e allontanate dall’oggettivazione semplificata di un limitato fare.
Così intorno agli anni duemila nella petite maison des sons et lumières nacque quel particolare “formato” espressivo che
divenne poi negli anni a seguire un vero e proprio cultivar di incontri convergenti tra suoni parole immagini.
La “piccola casa” iniziò sempre più ad appartenere alla geografia per cui anni prima fu edificata, il divenire del grande
disegno iniziava a manifestarsi, la famosa canzone di Giorgio Gaber trovava anche lì risposta -Eppure continuando la nostra
vita normale si potrebbe capire quello che ci serve che ci è davvero essenziale si potrebbe guardare con un certo distacco quasi sorridendo tutto quello che accade
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nel delirio del mondo si potrebbe sognare un luogo immaginario e un po' inconsueto un angolo inventato o forse vero.
Per chi preferiva atteggiamenti meno “incantati” e più “asciutti” aggiungemmo che: l’espressione IN CON TRA presume e
implica un concetto che rimanda a qualcosa di dinamico e in divenire. Avverbiando oppure sostantivando gli IN, i CON e
i TRA, si può essere condotti a “luoghi”, a “materie”, ad “ambiti”, oppure incontrare “qualcuno” o “qualcosa” in un luogo non esclusivo ma tipico.
Nel continuare a voler essere accorti nel non dare eccessiva fiducia al bellissimo pensare poetico e lasciando tutte le possibilità di ampiezza delle sensibilità e delle intelligenze di tutti coloro che si sarebbero avvicinati alla “piccola casa” fu deciso di esprimere la profondità del concetto processando talune dinamiche e coniugazioni di sintesi:
IN CON TRA Fotografia;
IN CON TRA Cinema;
IN CON TRA Musica;
IN CON TRA Poesia;
IN CON TRA Filosofia;
IN CON TRA Letteratura;
IN CON TRA Antropologia urbana.
In occasione della mostra di fotografie “La luce delle Marche” 9 fotografi raccontano il loro territorio, IN CON TRA Fotografia
si ripropone. Il “luogo del pensiero” chiama di nuovo a raccolta con le stesse logiche e dinamiche con cui è stato costruito. I quattro incontri vorrebbero coltivare ancora “senso” e condivisione, approfondire nell’immaginazione, nella creatività, nell’invenzione, nella fantasia, un rapporto in cui non ci siano soltanto protagonisti e sponsor, ma poli che si attraggono nella forza della conoscenza.
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IN CON TRA oggi è anche un disegno ideologico, un processo attivo basato sull’approfondimento e sul sostegno della vita sociale.
La cultura dell’immagine, non è la cultura dell’immaginario; raccontare di fotografia, relazionare il suo particolare linguaggio con le terre, con le genti, con il tempo e con il paesaggio vissuto, significa anche disegnare ipotesi che vogliono far ragione nel trasferimento delle conoscenze.
Troppo spesso quando si è parlato di fotografia nelle Marche ci si è limitati a questioni locali, a modelli concorrenti basati
su valori di notorietà e miticismi; su semplificazioni governate da scontatezze e narcisismi.
La fotografia è un importante linguaggio, e la sua “funzione” non è limitabile all’aspetto documentale e referenziale, il
dibattito sulla sua linguisticità e la sua non convenzionalità può offrire riflessioni approfondite sull’assunzione utopica del
grado zero della scrittura.
Restando al lato delle usurate dispute sulla fotografia (cioè se essa sia un linguaggio, un segno, o un mezzo), gli incontri
vogliono concentrarsi sulle forme e sui sistemi significanti, piuttosto che sui significati, che fanno di una fotografia, come
di un qualsiasi altro testo/racconto, un oggetto di senso.
Danilo Cognigni
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